Due settimane su un Tour Bus in giro per la Germania, numerosi artisti internazionali tutti insieme sul palco e tanta musica: è il Tour of Tours, un progetto che vede tra i partecipanti anche Davide Iacono dei Veivecura. Ci ha raccontato di questa esperienza.
Ciao Davide, siamo curiosi di conoscere qualcosa in più sull’ultimo tour a cui hai preso parte! Tour of Tours, cos’è e che tipo di esperienza è stata?
È la quarta volta che il Tour of Tours va in giro a suonare per la Germania. È un’esperienza nata da 5 artisti internazionali: Jonas David, Stefan Honig e Tim Neuhaus che sono tedeschi, Town of Saints, metà finlandesi e metà olandesi, e Ian Fisher che è un cantautore americano. A questi artisti si sono aggiunti altri tra cui anche io. Con me ad esempio Ryan Carpenter, Florian Holoubek un batterista austriaco e Martin Hannaford che è un chitarrista inglese. La squadra è poi più ampia, abbiamo un fonico, un tecnico luci e due videomaker che si sono alternati durante il tour. Più la squadra di ragazzi che ci ha aiutato con merchandising e carico scarico merci, perché noi oltre al Tour Bus avevamo anche un rimorchio con gli strumenti, e non solo gli strumenti musicali ma tutto l’impianto e l’attrezzatura.
Il progetto è nato circa 5 o 6 anni fa tra quei cinque artisti che magari si incontravano sui palchi tedeschi e hanno pensato di creare questo collettivo internazionale, in cui tutti e 10 suonano i brani di tutti, ed è una cosa fantastica. Ovviamente suoniamo più brani dei 5 artisti originari che sono anche più conosciuti sulla scena tedesca, e poi magari gli altri portano meno brani.
Considerate comunque che il live dura quasi 3 ore e suoniamo circa 30 brani!
Ogni sera quando andava male c’erano almeno 200 persone, e a Berlino abbiamo fatto sold out. Quindi un’esperienza molto forte e molto grande, con palchi che magari in Italia è difficile trovare per il mio tipo di progetto. Un’esperienza molto forte ed emotiva. Alla fine dell’ultimo brano è successa una cosa che non mi era mai capitata prima: sono scoppiato in un pianto lunghissimo, forse anche per la stanchezza. Avere tutte queste persone intorno per tutto questo tempo crea dei legami molto forti, è come avere una grande famiglia un po’ bizzarra.
Quasi una tappa al giorno per due settimane, tutte in città diverse. Come mantenere il giusto mood e tenere lontana la stanchezza?
Bisogna intanto centellinare le forze, non puoi fare Rock’n’Roll tutti i giorni ed andare a letto ubriaco alle 5 del mattino, perché altrimenti dopo un po’ non ce la fai, devi cercare quindi di riposare. Devi alternare fasi in cui ti diverti, ad esempio dopo i concerti quando vai ai party, a fasi in cui il bus partiva dopo il concerto ed io in 5 minuti ero in cuccetta a dormire, anche se chiaramente ci sono delle difficoltà perché sei comunque su un bus in movimento.
Quest’anno è stata veramente tosta perché abbiamo avuto un solo day off, in mezzo al tour, quindi sono stata tutte date una dietro l’altra. È stato abbastanza pesante dal punto di vista fisico, ma in certo senso ti abitui ed entri nel mood del tour. Noi ad esempio avevamo anche delle turnazioni per il carico e scarico merci, o il montaggio del palco, e questo ti permetteva un po’ di respirare, perché magari c’erano giorni in cui io non avevo dei compiti e montavo solo la mia strumentazione e poi potevo andare a fare delle lunghe passeggiate.
L’episodio più divertente del tour o il particolare che ti è rimasto più impresso?
Riuscivo sempre a ritagliarmi un’ora e mezza, anche se non avevamo molto tempo tra sound check e il resto, ma ricordo con molto piacere il mio giro per Berlino e un’altra città che io adoro: Amburgo. Amburgo è una città da visitare di giorno con tutti i suoi fantastici canali. Non avevo mai avuto tempo di girarla veramente se non la notte dopo i concerti, quindi girarla di giorno è stato fantastico.
Il day off l’ho vissuto molto bene, io non ho idea di dove fossimo e non mi interessava saperlo, eravamo fermi in un paese e ci hanno portato a fare la sauna. Una cosa che io non avevo mai fatto. Soprattutto una cosa che non avevo mai fatto in Germania, quindi ero totalmente all’oscuro del fatto che la sauna nel Nord Europa si facesse completamente nudi, e quindi è stata una cosa molto comica per me, perché non me l’aspettavo. Poi essendo siciliano dovrei essere abituato al caldo, ma ad un certo punto è stata quasi una tortura, temperature eccessive, ma è stato molto divertente ed è stata una giornata per stringere e fare gruppo con i ragazzi.
La sera siamo stati in un ristorante italiano ed io ero il jolly del gruppo, una sorta di macchietta, ero sempre quello che faceva sempre la battuta divertente, che è anche una cosa un po’ lontana da me, ma quando sono con loro assumo anche questa parte. Il day off è stato un giorno tutto dedicato a noi, tanti ricordi che mi tengo stretto.
Chi erano i tuoi compagni di viaggio? Come ti sei trovato con loro?
C’era una parte di artisti che erano veri artisti, per dirti: Morgan al festival di Sanremo, un po’ fuori di testa, altri come me che invece fanno una vita normalissima e non sono tanto prima donna sul palco. Magari il problema del Tour of Tour, se può essere un problema, è quello di avere delle prime donne sul palco, delle principessine, e quindi quando non sei più il padrone del palco perché hai altri artisti principali, a volte anche durante le prove è difficile trovare delle vie di mezzo. Siamo molto differenti anche nei generi musicali, perché ci muoviamo ad esempio dal folk americano alla musica indie alternativa internazionale, alla musica cantautorale, insomma diversi genere che in qualche modo dovevamo mischiare. Però a parte qualche scazzo tra qualcuno, subito risanato, poi in realtà è filato tutto liscio e siamo tutti amici, ci conosciamo da tempo e ci vogliamo bene. Però tante personalità artistiche nello stesso progetto, non è una cosa così semplice.
La logistica e l’organizzazione sono state complesse? Come vi siete organizzati per mettere insieme un progetto del genere?
Si occupa principalmente dell’organizzazione il blocco degli artisti tedeschi ed il manager che segue il progetto, diciamo che il livello era medio alto, per quanto riguarda il progetto. Intanto avevamo il Tour Bus che è una cosa abbastanza pazzesca, anche i locali erano abbastanza grandi e ad esempio anche il tecnico luci avevamo molte possibilità per giocare, considerate che comunque noi eravamo 10 sul palco, quindi avevamo bisogno di spazi abbastanza grandi in cui poter stare.
La Germania è molto più attenta all’arte e agli artisti, ad esempio questo tour è stato finanziato in parte delle stato tedesco, con cui abbiamo pagato buona parte delle spese. Prima del tour abbiamo fatto anche una raccolta fondi vendendo alcuni gadget ed il vinile che abbiamo registrato live lo scorso Tour of Tours, ed anche lì abbiamo raccolto dei fondi. Questo ci ha portato a partire con la prima data con tutti i costi già coperti, quindi sei già più rilassato perché sai che quello che viene dopo magari serviva a pagarci gli spostamenti.
È pur sempre un lavoro quindi qualcosa ti rimane, ad esempio in Germania riesci a vendere a prezzo un po’ più caro il vinile o il biglietto di ingresso, quindi se io vado a vedere una band di media fascia lì sei disposto a pagare un po’ di più, la situazione è un po’ diversa rispetto all’Italia. Siamo in parte stati seguiti da un’etichetta per il booking, Hotel Van Cliff.
Sono nate idee per collaborazioni o progetti futuri?
Sì, ad esempio l’ultimo concerto prima di iniziare abbiamo fatto una piccola riunione e si parlava di progetti futuri, come ad esempio provare a registrare una canzone tutti insieme, e non solo il vinile del live, ma creare delle canzoni. Incontrarci, vederci in studio e fare crescere questo progetto. Poi chiaramente ci sono delle contaminazioni che vanno oltre il Tour of Tours, io ad esempio ho suonato una canzone che stiamo registrando in questo periodo, e che quindi ancora non è edita ma sarà edita a breve ovviamente con Soundreef, e suonarla con dieci artisti e ognuno con le sue idee ti apre la mente.
Ascolti tutto da altri punti di vista, e quindi nascono nuove idee e altre collaborazioni: ad esempio per il brano che ho portato io, che si intitola ‘Generiche domande’, potrei far registrare i cori ai ragazzi del Tour of Tours, è una cosa che mi piacerebbe molto fare.
Com’è suonare con tanti artisti tutti insieme sul palco? Tu hai avuto anche esperienze di Tour anche da solista, cosa ti porti di positivo da entrambi i tipi di esperienza?
Di sicuro con il Tour of Tours è fantastico perché quando si è in tanti, almeno dal mio punto di vista io mi rilassavo tantissimo, non avevo la tensione di quando sei il front man della tua band e stai facendo il concerto in trio o addirittura da solo. Quindi riuscivo semplicemente a divertirmi e a perdermi, con situazioni psichedeliche e d’atmosfera. In quel tipo di live ci sono solo aspetti positivi, è una grande festa, un carnevale sul palco: trovi chi saltella, chi si emoziona suonando il violino, poi sei circondato da batterie e percussioni che fanno delle parti ritmiche assurde. È una bomba musicale.
Quando sei da solo ti concentri solo sulla tua musica, magari è una cosa molto più profonda, navighi sulle tue acque, le tue canzoni ed i tuoi testi, è una cosa molto più personale. Può capitare anche di emozionarsi di più, magari anche per il genere che sono solito fare. Direi quindi che il Tour of Tours è più una festa, e Veivecura o da solo è un’esperienza molto più intima.
Grazie Davide!
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