Il Governo Inglese riconosce Soundreef e accoglie la Direttiva Barnier.
All’indomani del riconoscimento da parte dell’Intellectual Property Office in UK, Davide d’Atri ripercorre sul nostro blog i primi passi di Soundreef in Europa, le motivazioni che lo hanno spinto ad iniziare questa avventura e le prime difficoltà.
Lo scorso 18 marzo 2016 Soundreef ha ricevuto una lettera dall’Intellectual Property Office del Regno Unito.
Si tratta di una comunicazione davvero importante per noi: “We have identified your organisation as an Independent Management Entity (IME) defined by the Directive and as such subject to the relevant provisions of the Regulations which will implement the Directive in the UK”.
Leggendola, abbiamo provato grande soddisfazione!
Ho lavorato nell’Industria della Musica sin da piccolo ed ho studiato Economics nel Regno Unito. Da studente non capivo come fosse possibile per 28 Società di Collecting specializzate in intermediazione del diritto d’autore dividersi 28 territori in un mercato grande come quello dell’Europa Unita.
Ero affascinato in quanto al corso di Antitrust mi dicevano che per le aziende non è possibile fare price fixing e non possibile dividersi i territori.
Da studente non ero in grado di farne qualcosa di questa intuizione ma feci una tesi al Master su un argomento simile. Subito dopo il Master cominciai a lavorare e nel 2006 fondai la mia prima azienda, sempre in UK.
Nel 2010 quando la mia azienda cominciava ad andare benino pensai che era il momento di riprendere la vecchia intuizione di studente e mi accorsi che nel 2008 la Commissione Europea con la Decisione CISAC aveva già chiarito che ogni autore ed editore si può iscrivere alla Collecting che preferisce in Europa e che ogni utilizzatore compra dove desidera.
Forte di questa decisione cominciai a lavorare per testare l’idea di creare una Collecting Society completamente nuova, una Collecting Society che potesse operare in tutta l’Europa Unita e che avesse come valori principali:
a) pagare tutti, piccoli e grandi, nella stessa maniera ed in maniera analitica
b) essere veloce nei rendiconti e nei pagamenti
c) essere veramente trasparente
d) avere semplicemente le regole eque e corrette e che fossero semplici da capire
e) che fosse legale senza però avere pregiudizi.
Quando iniziammo ad operare nel 2011, la maggior parte delle persone ci considerava una sorta di “rivenditori discount” di diritti, una sorta di soggetto che comprava qualche diritto in giro per il mondo e poi cercava di rivenderli a prezzi bassi. Io mi sforzavo di far capire che volevamo essere una Collecting Society privata con regole diverse ma che agiva come una Collecting Society.
A quel punto la stragrande maggior parte degli avvocati e degli esperti di settore ci dicevano: “non è legale”. Ma io continuavo e chiedevo: “perché non è legale per una società inglese operare in tutta Europa protetta da criteri base come il libero scambio di merci e servizi in EU?”
A questa domanda le stesse persone non avevano una risposta.
È interessante ricordare che nella fase di market test usavamo un nome informale tipo Independent Copyright Hub.
Poi partimmo e fu una grandissima sorpresa scoprire che nella Direttiva UE sulle Collecting Society del febbraio 2014 (EU Directive 2014/26/EU) la Commissione Europea si era preoccupata di definire per la prima volta le Independent Management Entity, cioè società private che possono essere in concorrenza con le Collecting Management Organizations (cioè le varie SIAE d’Europa).
Fu una grande sorpresa e capimmo che eravamo sulla strada giusta.
Poi il 18 Marzo del 2016 l’Intellectual Property Office del Regno Unito ce lo ha confermato.
Ed a quanto ne sappiamo siamo la prima IME riconosciuta in Europa.