Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con Mattia di Versus Music Project, agenzia milanese che si occupa di booking e produzione di eventi nel circuito Metal, Hardcore e Punk.
Ciao, raccontaci un po’ di te. Che tipo di eventi organizzi? Dove? Con che frequenza?
Ciao, mi chiamo Mattia ed organizzo concerti con un mio progetto chiamato Versus Music Project, che ho lanciato nell’estate del 2013. Ci occupiamo di musica dal vivo ed in particolare di Metal moderno e Hardcore. Sono capitati anche eventi acustici, serate di musica elettronica, punk, progressive ed alternative rock. Abbiamo ospitato con i nostri eventi oltre 200 artisti, provenienti da 5 diversi continenti, alcuni dei quali sono tra i punti di riferimento internazionali nei rispettivi sottogeneri. Facciamo in media 4 o 5 eventi al mese, specialmente a Milano, ma abbiamo organizzato un po’ in tutto il Nord Italia: Torino, Bologna, Vicenza, Padova, Verona, Aosta, Genova, Firenze, Modena e altrove.
Per chi non conoscesse quest’ambito, come funziona l’organizzazione di un concerto di musica dal vivo? E’ cambiato qualcosa in questi ultimi anni? Se si, cosa?
Riguardo al cosa sia cambiato negli ultimi anni posso dire veramente poco siccome lo faccio io stesso da pochissimo tempo davvero. Per quanto riguarda il modo in cui noi organizziamo gli eventi invece, partiamo sempre da quello che ci piacerebbe fare e cerchiamo di contattare gli artisti che ci interessano direttamente, cercando il più possibile di ridurre il numero di intermediari tra essi e noi. Una volta trovato un accordo con questi, cerchiamo una location adatta all’evento. Non avendo un locale di nostra gestione, ci facciamo di volta in volta ospitare da diversi posti. Col tempo e con una serie di eventi piuttosto riusciti, ci siamo conquistati la fiducia di un certo numero di locali in zona Milano ed anche in altre regioni. Per quanto possano riuscire bene gli eventi, i locali sono in genere piuttosto restii a concederci serate nei weekend, dato che facciamo un genere molto di nicchia ed assai “rumoroso” e che quindi tende quasi a mettere in fuga eventuali accorrenti casuali del locale che semplicemente passavano di lì per una birra e non per il concerto. Tendenzialmente facciamo quindi eventi soprattutto infrasettimanali, salvo alcune occasioni. In genere ci occupiamo di pagare cachet, catering, cena ed eventuale alloggio per la notte agli artisti che facciamo esibire. A seconda degli accordi con il locale paghiamo poi anche altri costi, come i tecnici, la sicurezza, le tasse per il diritto d’autore, e l’affitto per il locale. Col tempo sono poi diventati i locali stessi a chiederci di portare eventi e gli artisti stessi o i loro agenti a contattarci per chiederci di occuparci dei loro live in Italia, ma il motore primo del nostro lavoro è sempre il nostro interesse per certi artisti o tipi di eventi che ci spinge sempre a prendere l’iniziativa e portare sempre qualcosa di nuovo.
Come vi mettete in contatto con gli artisti che volete far suonare? Passate attraverso agenzie di booking o siete soliti mettervi in contatto direttamente con gli artisti stessi?
Come detto prima, ci piace ridurre il più possibile il numero degli intermediari tra noi e gli artisti, portandolo massimo ad uno, il loro agente diretto. Ci capita di lavorare anche con alcuni grossi artisti internazionali, che magari suonano centinaia di live l’anno e capiamo che magari questi non abbiano tempo da perdere dietro al promoter della loro data italiana, magari poco significativa rispetto ad altre, quindi in questi casi parliamo con i loro agenti. Quando invece abbiamo a che fare con band indipendenti ci piace contattarle direttamente e chiarirci direttamente con gli artisti. All’inizio eravamo sempre noi a contattare le band o gli agenti via email, dopo aver lavorato bene sui primi artisti più piccoli, abbiamo conquistato la fiducia anche di diversi agenti, che ora ci concedono molto volentieri anche i loro artisti più importanti. Attualmente capita più spesso che siano le band stesse o i loro agenti a farsi avanti per primi, via email o anche su Facebook. Tendenzialmente preferiamo non lavorare con le agenzie di booking italiane nel momento in cui queste ci propongono artisti internazionali, preferiamo rimuovere un intermediario che non fa altro che complicare la burocrazia ed ingigantire i costi semplicemente per aver girato due email, preferiamo rivolgerci direttamente agli agenti della band o all’artista stesso. Ci teniamo a dare spazio sia alle band internazionali che a quelle locali, per cui le nostre serate si compongono quasi sempre di un headliner internazionale (che contattiamo come spiegato sopra) e di due o tre band locali o comunque italiane in supporto (che contattiamo sempre direttamente, anche perché difficilmente hanno agenti nel nostro genere musicale).
Cosa significa curare la direzione artistica di una venue? Che tipo di rapporto c’è con il pubblico abituale? Come cambia il pubblico per un concerto di musica originale o per una cover band?
Come ho detto prima non gestisco una venue, ma organizzo eventi in location diverse di volta in volta. Detto ciò, avendo a che fare con generi musicali molto underground per noi è stato fondamentale riuscire ad avere un buon rapporto con la nostra scena musicale. Siamo riusciti a crearci un seguito ristretto ma molto affezionato, che tiene d’occhio le nostre pagine per vedere i nostri prossimi eventi, che di volta in volta ascolta i gruppi che proponiamo, se già non li conosceva, e anche solo per la curiosità viene a vederli. Ci facciamo sempre vedere molto volentieri anche alle altre serate dello stesso genere organizzate da altri progetti, per incontrare la scena, quindi il pubblico, stringere amicizie e collaborazioni. Il nostro essere a nostra volta pubblico, molto prima che organizzatori, e conoscere dunque veramente il pubblico del nostro specifico genere musicale, penso sia ciò che ci ha permesso di funzionare meglio fino ad oggi e di continuare a crescere. Riguardo alla seconda parte della domanda non posso rispondere dato che proponiamo solo musica originale e non abbiamo mai fatto suonare nessuna cover band. Come ho spiegato prima, facciamo tendenzialmente quello che ci piace e ci interessa fare, e fino ad oggi le cover band non ci sono semplicemente mai interessate.
5) Quali sono i costi che un organizzatore deve sostenere per una serata di musica dal vivo oggi in Italia? Quanto può influire una licenza nel bilancio della serata?
Noi quando produciamo l’evento ci assumiamo tutti i costi. Paghiamo il cachet della band, la sua cena, il catering, l’alloggio per la notte, in genere paghiamo anche il fonico ed i tecnici, la sicurezza (quando necessaria) e a volta anche l’affitto del locale. Costi che cerchiamo di coprire con i guadagni generati dalla vendita dei biglietti ovviamente, da cui però bisogna detrarre le percentuali dovute alla SIAE in alcuni casi. Il costo di una licenza SIAE nel bilancio di un evento può influire fino ad essere invalidante, e a rendere impossibile l’evento stesso. Bisogna tenere conto del fatto che su questa faccenda esiste una casistica sconfinata: alcuni dei locali dove organizziamo gli eventi si offrono di pagare la SIAE al posto nostro ad esempio, mentre in altri dobbiamo occuparci noi della licenza. Per un progetto indipendente come il nostro, con un budget per evento estremamente limitato, e con profitti che non ci permettono di fare di questa passione il nostro mestiere, la necessità di dover spendere un intero stipendio del nostro vero lavoro per poter pagare in SIAE il deposito cauzionale con cui poter ottenere una licenza, può essere veramente snervante e rischia di compromettere la fattibilità di un intero evento. Per noi quindi si tratta di molto di più del classico 10-20% su biglietti, perchè queste licenze non sono minimamente pensate per essere affrontabili da chi non fa queste cose per mestiere. Penso che più si scenda nell’Undergound e più si abbia a che fare con eventi di piccola-media taglia, più diventano insensati e sproporzionati i costi delle licenze: ci siamo trovati diverse volte in situazioni in cui avremmo dovuto pagare una licenza il doppio del cachet della band (che in condizioni normali costituirebbe il 70/80% dei costi di un evento).
Che tipo di esperienze avete avuto in passato con le licenze?
Il fatto di lavorare con molti locali diversi ci ha permesso di avere una proporzione di quanto imperscrutabile sia il regolamento SIAE e di quanto la sua libera interpretazione da parte dei suoi stessi impiegati possa essere influente. Alcuni dei locali che ci ospitano non hanno problemi ad offrirsi di pagare la SIAE perchè tanto pagano una quota fissa mensile indipendentemente da quanti eventi ospitano e da quante band suonano. Altri pagano una quota fissa per evento, relativamente contenuta, alcuni di essi ci chiedono di pagarla per organizzare l’evento, altri si offrono di coprirla a proprie spese. Altri locali ancora richiedono per conto proprio la licenza SIAE chiedendoci però di pagarla riferendo il numero preciso dei paganti e di compilare i borderò. In alcuni locali ci è stato richiesto di gestire la faccenda delle licenze per conto nostro, alcuni erano entusiasti del fatto che noi volessimo rivolgerci a Soundreef, altri invece hanno insistito perchè noi ci rivolgessimo alla SIAE, preoccupati da eventuali controlli, da possibili irregolarità e conseguenti grane legali. Per capire la follia della questione bisogna tener presente che tutti questi locali possono benissimo trovarsi nella stessa città e far riferimento allo stesso ufficio SIAE, seppur con accordi e convenzioni completamente differenti pur trattandosi esattamente della stessa tipologia di location. Per quanto riguarda le esperienze passate, se escludiamo le licenze con Soundreef, e quindi consideriamo solo le licenze SIAE, avremmo un archivio pieno di variopinti episodi tragicomici, chiaramente tutti a carattere negativo.
Vi siete trovati ad avere a che fare con Soundreef quindi? Come è andata?
Si, abbiamo avuto occasione di avvalercene, e ne siamo rimasti soddisfatti. Il primo vantaggio è chiaramente la plateale convenienza sul piano meramente economico. Si percepisce inoltre che Soundreef cerca di venire incontro ai piccoli organizzatori, tenendo anche conto delle loro possibilità e dei loro limiti, offrendo opzioni proporzionate ad ogni situazione. In secondo luogo, abbiamo trovato convincenti la semplificazione, la chiarezza e la dematerializzazione del processo burocratico, oltre ad un’assistenza personale, veloce e disponibile. Per quanto per sua natura Soundreef non metta in discussione l’essenza stessa sul piano concettuale e legislativo del diritto d’autore in sé, come forse sarebbe necessario fare oggi di fronte alla trasformazione in corso del sistema di valori legato alla produzione e soprattutto al consumo di opere di ingegno ed artistiche, ciò che Soundreef offre oggi costituisce comunque una svolta epocale per la musica in Italia ed colossale balzo in avanti verso una gestione quantomeno sostenibile del diritto d’autore in Italia.
Grazie mille Mattia!