Da Black Jezus è un progetto promettente proveniente da Enna. Il loro sound ci ha colpito da subito. Esce ora il remix di They Can’t Cage the Light”. Ne abbiamo approfittato per scambiare qualche parola con loro.
Ciao, come stanno andando le cose? E’ da poco uscito un remix di “They Can’t Cage the Light”, titletrack spiritual gospel del primo album. In che momento arriva?
Arriva in un momento di transizione. C’è stato un recente cambio di formazione all’interno della band e adesso a me (Luca Impellizzeri, n.d.r) si è affiancato un producer catanese molto promettente. Il remix in questione, invece, è stato prodotto e arrangiato da My Friend Dario, moniker di Dario Aiello, nome storico della scena elettronica/clubbing italiana e membro del roster di Hell Yeah Recordings, label italiana che ha ottimo riscontro anche in Giappone. Il videoclip ufficiale del remix, invece, è stato curato da Alessandro Castagna, che collabora con da Black Jezus ormai da tempo.
Cosa stai facendo in questo periodo? Cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro da da Black Jezus, band che ci ha colpito non poco.
Intanto grazie sempre per la stima e l’interesse. Al momento mi trovo in studio col mio nuovo socio per arrangiare il secondo album, che avrà sonorità molto diverse – più ruvide e scure – rispetto al precedente lavoro discografico e un approccio autoriale radicalmente diverso.
Live: quando e dove avremo di nuovo il piacere di vedere la band dal vivo?
L’attività live è momentaneamente in stand by; il lavoro in studio richiede particolare concentrazione e preferiamo dargli priorità. Dopo l’uscita del disco penseremo a portarlo e a portarci in giro.
Scrivere musica: come funziona il processo compositivo? Come è cambiato nel tempo?
Non mi attengo ad una formula compositiva ben precisa: alle volte scrivo prima il testo e poi mi metto ad arrangiare alla chitarra, altre volte succede esattamente il contrario. Col tempo si diventa più maturi e consapevoli artisticamente del proprio lavoro, e ciò porta conseguentemente ad avere agevolezza e stimoli maggiori.
A cosa un autore a tuo avviso non dovrebbe mai rinunciare?
All’essere anarchicamente esploratore di nuovi territori sonori. Essere un artista significa fare e farsi avanguardia e non riproporre ricette trite e in linea a tutti i costi con il mercato. Parecchi bluesman del Delta ebbero la sfortuna di morire alcolizzati e squattrinati, ma senza le loro canzoni la musica di Elvis Presley, Bob Dylan o Rolling Stones, probabilmente, non sarebbe stata quella che conosciamo, e questa breve parabola dovrebbe far riflettere chiunque si avvicini all’attività musicale o artistica.
Sensazione di questo momento storico: come sta cambiando la scena?
Credo niente di nuovo sotto il sole: c’è in giro molta musica interessante e molta musica non interessante; sia chiaro: mio modestissimo parere.