E’ stata pubblicata una lettera a firma della Direzione Generale di SIAE firmata da una piccola percentuale di autori a cui è stato richiesto di sostenere la posizione monopolistica di SIAE.
La comunicazione spicca per retorica ma curiosamente non tocca i due temi centrali per gli autori:
1) la velocità dei pagamenti. In quanto tempo gli autori vengono remunerati per l’utilizzo delle proprie opere? Perché un autore deve attendere fino a 12 o 18 mesi per ricevere le proprie royalty?
2) le modalità di ripartizione. Come mai le ripartizioni non sono al 100% analitiche? Ciò che viene suonato, deve essere pagato. Grazie alle tecnologie di oggi, è possibile.
La lettera è stata firmata da 1.000 degli 80.000 iscritti a SIAE, poco più dell’1%.
Nella comunicazione, SIAE si erge a custode di una creatività in pericolo, a paladina di un diritto d’autore a rischio, come se questo non fosse un tema caro a tutti noi che ci occupiamo di musica, a custode di una cultura che è ovviamente di interesse comune.
Noi crediamo fermamente che solo un buon servizio per gli autori possa fare la differenza nello sviluppo della cultura e nella crescita del mercato dei contenuti creativi.
Fanno sorridere oggi le promesse fatte da SIAE sui futuri investimenti per rendere più efficiente il proprio sistema di ripartizione, giunte solo con l’ingresso di un competitor sul mercato.
Questo dovrebbe fare riflettere sugli effetti della concorrenza e sul conseguente miglioramento reale del servizio per gli autori e gli editori.
Segue il testo della lettera inviata da SIAE agli autori:
Il 22 aprile a Ginevra il Presidente della Confederazione Internazionale delle Società di Autori e Compositori (CISAC), Jean Michel Jarre, ha dichiarato: “In futuro non ci sarà un mercato di contenuti se i creatori non saranno in grado di crearli. Dobbiamo proteggere chi crea questi contenuti. Proteggerli vuol dire proteggere il loro diritto ad avere una equa remunerazione per il loro lavoro”
Il suo predecessore Robin Gibb, indimenticabile leader dei Bee Gees, lo aveva già affermato al Congresso Mondiale sul diritto d’autore del 2009 a Washington: “Il diritto d’autore non è una barriera al progresso ma un facilitatore della creatività e della comunicazione. Un diritto d’autore forte non ostacola lo sviluppo dell’utopia digitale che Google, Microsoft ed altri promettono. Il diritto d’autore promuove questo sviluppo. Senza tutela del diritto d’autore sarebbe il caos, che costituirebbe un insormontabile ostacolo per il progresso”.
Gli autori italiani sono la musica che scandisce la vostra vita, sono i film che vi emozionano, sono i libri che segnano la vostra formazione. Il nostro lavoro è alla base di tutte le manifestazioni artistiche che da sempre raccontano il nostro Paese e lo rendono economicamente più ricco.
Rappresentiamo un presidio per la nostra identità culturale nel mondo digitale e globale e difendiamo questi valori e diritti in una casa comune che non grava sulle finanze pubbliche: la Società Italiana degli Autori e degli Editori.
In tutto il mondo gli autori hanno Società come la nostra, che non rispondono ad azionisti o a fiduciarie di venture capital, ma solo ai loro associati.
Non si può svendere la creatività in nome di una liberalizzazione selvaggia o affidandola ad investitori che puntano a fare profitti sulla intermediazione del nostro lavoro, né con esenzioni ingiustificate e generalizzate.
Noi produciamo cultura: la cultura è il seme della democrazia, della tolleranza, della libertà di pensiero, della storia e della identità di un Paese.
Senza cultura del rispetto dei diritti di chi crea, scompariranno gli autori del presente e non ci saranno autori nel futuro.