Venerdì al via Clamore, un festival musicale legato al territorio, che porta sul palco la scena bergamasca nella cornice del parco di Edoné. Clamore ‘Esposizione Universale del musicista orobico’ è un festival musicale rivolto agli artisti che risiedono a Bergamo e dintorni. Ci ha parlato della quarta edizione, che si terrà dal 28 al 30 agosto, l’organizzatore Dimitri Sonzogni.
3 palchi e numerosi artisti: ci racconti cosa significa organizzare questo genere d’evento?
Significa intanto mettere in campo tutta la passione che abbiamo, perché è un’operazione abbastanza complessa da sentire. Adesso è la fase più semplice, perché si aprono le iscrizioni, arrivano le mail e i partecipanti vengono messi in lista. Finite le iscrizioni inizia la parte un po’ più difficile, bisogna organizzare le scalette, perché quest’anno puntiamo a superare i 100 iscritti, per farti capire quant’è viva la scena musicale di Bergamo.
Quindi avremo tante realtà, e noi chiediamo sempre la disponibilità su tutto il weekend ma ci rendiamo conto che non è sempre possibile garantire la presenza su tre giorni, quindi magari poi la gente ci comunica che ha preso altre date per un giorno del weekend e dobbiamo andare ad incastri. È concitata come fase, anche quando poi dobbiamo finalizzare le scalette in modo che siano anche equilibrate, quindi magari riuniamo alcuni generi su uno stesso palco per fare in modo che lo stesso pubblico che viene per ascoltare abbia una sorta di filo logico con cui seguire le scalette.
Per quanto riguarda il palco ne abbiamo uno dedicato alla musica acustica, dove si concentrano i progetti folk o cantautoriali, poi c’è un palco centrale che è centrale logisticamente ma non è più grande o più piccolo, dove mettiamo di tutto, e poi un palco in fondo al parco dove mettiamo il metal ed il rock un po’ più pesante. Questa è la fase più delicata, per il resto questo tipo di festival si promuove facilmente perché ogni realtà fa il suo, e dal punto di vista della comunicazione siamo abbastanza rodati.
Cosa consiglieresti ad altre realtà locali che vogliono creare degli “spazi liberi” per la musica?
Noi prendiamo spunto da una manifestazione Bresciana che si chiama 4 quarti che riunisce per una sera su un palco tutte le realtà bresciane, chiedendo di suonare un pezzo. Io non so come facciano loro a sopravvivere, ma noi abbiamo tentato di riprendere questa idea ed anche quella della Festa della Musica sempre di Brescia, dove ci sono mille palchi sparsi per la città. Noi abbiamo ripreso queste idee in una soluzione un po’ ibrida, scegliendo l’unico parco cittadino in cui d’estate si può fare musica, perché con le recenti normative e le deroghe acustiche ormai in città è diventato quasi impossibile fare musica a volumi decenti. Anche questo ci ha portato a Edoné, che è anche la location ideale perché i ragazzi che la gestiscono sono fantastici e pieni d’entusiasmo, e va sempre tutto molto bene perché ormai collaboriamo da anni.
Per i consigli non saprei, direi che è una buona idea proporre iniziative del genere anche in altre città, perché così si crea una rete, si conosce altra gente e gli emergenti possono confrontarsi con quelli che magari sono in giro da più tempo, e imparare qualcosa, come del resto quelli più attempati possono imparare qualcosa dai più giovani. È sempre uno scambio, nessuno viene solo per prendere o per dare.
Festival del musicista orobico, perché è un bene scegliere un collegamento forte con il territorio? Il festival aprirà anche ad artisti provenienti da altre zone?
Allargare sarebbe difficile, dovremmo fare un festival molto più lungo, un mese di festival! Diciamo che la cosa che vorremmo accadesse è intercettare realtà anche diverse, magari qualcuno più in vista che stenta sempre a mettersi a disposizione, per motivi che non sta a me andare ad indagare. Questa è una cosa che ci piacerebbe per il futuro.
Per il resto, con un festival di questo genere in cui le band partecipano gratuitamente mettendosi in gioco, con un linecheck di pochissimi minuti e poi 20 minuti di spettacolo, a giro e senza pretendere, perché le scalette vengono incontro agli impegni ma non alle esigenze di essere messi in un orario migliore piuttosto che un altro. È un festival che mette sullo stesso piano, molto orizzontale, quindi è inevitabile che chi partecipa si sente parte di questa realtà che è quella della musica bergamasca, che risponde sempre.
Grazie Dimitri!
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