Ciao! Come e quando nasce Cirro? Con che idea di sound?
Ciao ragazzi, è un piacere essere qui!
Nel 2015 mi trasferii in un vecchio edificio adibito in passato a deposito di materiali edili, all’ultimo piano, un locale di 350 mq. Arrivavo da una serie di sconvolgimenti che mi avevano portato a voler metter fine, ma ancora di più, a dare inizio ad un nuovo modo di approcciarmi a tutto quello che in passato avevo approcciato col favore dell’inerzia creativa e dell’incedere del tempo, senza curarmi di quello di cui veramente avrei avuto bisogno. E’ lì che portai tutta la mia attrezzatura. Mi accorsi che questa sorta di necessità impellente era uno stacco totale da tutte le acque su cui avevo navigato in precedenza, compresa la creatività applicata alle sonorità e quindi alla musica. In passato mi sono dedicato alla produzione sia in studio che nel live di altre band alternative underground italiane, sia come membro ufficiale che come session man e non ho mai avuto la possibilità di sentirmi quasi totalmente vuoto e così incontaminato a livello creativo da potermi immergere in un progetto per così dire solista. All’inizio, dopo mesi di totale assenza da tutti i processi che possono essere legati ad una band, mi sono sentito precipitare nel vuoto, lentamente, in completa catarsi, sotto acido verso il suolo, fino a sotto terra, un po’ come tra le radici di una foresta. Credo che è da questa serie di sensazioni ed immagini che è nato lo scheletro, prima immaginario figurativo e poi creativo, di Cirro.
Il nome Cirro, poi, proviene dal nome di un agente atmosferico, una nuvola che si piazza a non meno di 10.000 m di altezza e che porta il buon tempo. Sentì questo nome pronunciato da un mio amico, mentre lavoravo in un importante teatro all’aperto l’estate del 2016, il tempo minacciava tempesta, era a rischio lo spettacolo serale ma lui disse “c’è quel cirro lassù, non pioverà” e quella cosa mi colpì e annotai quel nome e quella frase.
Dopo poco mi arrivò la richiesta di suonare in solo per un Black Yoga all’aperto di notte, di cui una mia amica artista sorella di vecchia data (aka IOIOI) era l’organizzatrice, artefice ed istruttrice, un’esperienza veramente fuori dal comune, era forse quello che aspettavo ma che non sapevo di aspettare, che diede inizio ad un processo creativo, forse è da dove volevo iniziare. Mi sono servito di una batteria acustica dove applicai dei trigger e di macchine per la produzione analogica portate all’estremo ma anche al minimo, ho distrutto i suoni di quelle macchine, volevo un suono che rappresentasse quell’idea di assenza di gravità, distorsione della realtà, difetti di compressione e pressione, un po’ come se ci trovassimo in una grande centrale elettrica di una grande città e ci fossero delle fuoriuscite di energie che sommate tra loro ti facessero sentire come perso nel vuoto bianco e nel nulla. Volevo che fosse il veicolo per far viaggiare quella notte le persone che sarebbero venute a quell’evento così potente e mistico.
Da lì dopo quell’esperienza decisi di provare ancora, con i live nei club e Cirro prende forma, fino al maggio 2018 dove ho deciso, di mettere anche su supporto il suo suono con l’album “Sequoyah Teeth” che narra un po’ la discesa a cui faccio riferimento sopra, la discesa fino alle radici delle sequoyah, esserne assorbiti ed infine di nuovo evaporati sottoforma di fotosintesi.
Come componi i tuoi brani? Solitamente scrivi di getto o lavori a lungo cesellando il materiale?
Solitamente, parto da un singolo suono, nella maggior parte delle volte simili a sirene, mi interessa soprattutto la frequenza e la sensazione che mi arriva ascoltandolo per un po’ di tempo a loop. Successivamente inizio a pensarci un andamento ritmico, un mantra, che possa essere portato all’estremo, semplice, ma che possa veicolare le frequenze in modo da comporre una sorta di texture sensoriale su più piani. Dopodichè, quando l’ossatura base del segnale credo sia in piedi, inizio a sovrapporre altri suoni, mi ispiro molto alle sonorità che provengono dall’Ecuador, dal Perù, dalla Terra del Fuoco e all’immaginario legato a popolazioni ormai scomparse come la tribù dei Selk’Nam. Prendo dei suoni tipici e li distruggo, lasciando che prevalga il più possibile il loro suono originario. In alcuni casi arriva anche la parte vocale, anch’essa filtrata, una non voce, dei testi non testi, più simile ad una declamazione solenne, la voce del Diablo Huma, un demone della cultura ecuadorena che è poi rappresentato dalla maschera che uso durante le performance live.
Rispondendo alla tua domanda riguardo al modo di scrivere, sì, scrivo di getto, voglio che il mio sound arrivi dal presente, non amo prendere materiale che ho fatto o addirittura scartato in passato, mi fa pensare ad un certo tipo di pigrizia 🙂
Progetti per il futuro. Prossimo e remoto.
Vorrei fare un live, con molti componenti, ognuno per ogni strumento che suona nell’album ma riprodotto realmente e non proveniente dal digitale.
Vorrei anche collaborare con alcuni artisti di cui ho stima e che hanno ispirato in parte il sound di Cirro.
A cosa non dovrebbe mai rinunciare un autore?
Sinceramente non capisco chi si sbatte tanto per provare a piacere a tutti e chi compone già pensando a dove suonerà e a che pubblico crede di arrivare etc…..che poi nella maggior parte dei casi è il contrario di quello che hai pianificato e che ti aspetti e non fai altro che correrti dietro, a volte con risultati disastrosi. Ecco, un autore, musicista, producer non dovrebbe mai rinunciare alla sincerità creativa ed al non voler essere mai qualcun altro.
Che ruolo ha la musica oggi nella vita di tutti i giorni?
Ha un ruolo primario, anche se non ce ne accorgiamo, la fruibilità è a livelli altissimi, pensa che ogni momento della tua vita è legato ad una musica, ad un suono. Non voglio inoltrarmi in discorsi di stile o generi, ogni decennio ha avuto il suo suono, il suo difetto, il suo bug, l’inizio di qualcosa che arriverà il decennio successivo. Nulla è così immediato, tutto ha bisogno di passare anche per l’abisso ed il suo fondo 🙂 e tutto questo mi ha sempre entusiasmato ed incuriosito.
Scena in Italia oggi. Che idea ti sei fatto della scena italiana in questo momento storico?
Non sono un cultore difensore della scena del mio paese di provenienza, avverto molto fermento sì, sia per quanto riguarda il circuito di cui possa far parte Cirro sia in altri a primo impatto distanti, ma in cui poi si scoprono delle cose veramente interessanti che a volte mi ispirano notevolmente ed inaspettatamente. Una cosa che mi incuriosisce di questo momento storico e che mi crea motivo di analisi, è il fatto che, soprattuto nell’underground più estremo italiano, quindi quello più radicale, incorruttibile e critico, sia di moda usare i social in maniera così estetica, con una cura dell’immagine ed un bombardamento multimediale degno di veri assoldabili fashion blogger 🙂
Impatto della musica con il digitale. Pro e contro.
Ci si può lamentare del digitale quanto vogliamo, anche a me capita di fare delle considerazioni a riguardo, alle volte, ma ha aiutato molte persone ed artisti ad esprimersi e farsi apprezzare da noi tutti e non è vero che ha aiutato solo chi NON fa buona musica o che propone spazzatura priva di anima e contenuti. Magari ai primi tempi del digitale può essere stato così. Forse quando non c’era il digitale dovevi spedire la tua demo fisica per posta alle etichette discografiche per proporgli la tua musica e forse ne arrivavano molte di meno rispetto ai link diretti che gli arrivano oggi per mail, forse avevi più chance che l’ascoltassero o che per lo meno ti rispondessero!
Non ho la pretesa, una competenza ed una presunzione tale da poter dire se ha fatto danni o meno il digitale, so solo che i cd fisici si vendono per lo più ai concerti, poco però nei “nei migliori negozi di dischi” ed un album che fai uscire lo fai subito ascoltare o scaricare dalle varie piattaforme digitali.
Poi in fondo chi ha l’urgenza di ascoltare musica, chi ha le orecchie allenate, sceglie, ed un modo per ascoltarla lo trova, che sia con gli auricolari sullo smartphone o che sia nel lettore davanti ad un buon impianto.
E’ questo che credo sia fondamentale.
Perché Soundreef?
Dico la verità, ho voluto provare Soundreef con Cirro per lo stesso motivo di necessità di cambiamento anche da questo lato, me ne sono innamorato e deciso di lavorarci al primo evento live che ho caricato sull’account, ho sbagliato un passaggio e dopo 10 minuti mi hanno chiamato comunicandomi il modo in cui dovevo modificare l’evento per far sì che l’evento e le mie royaltyandassero a buon fine.