Ecco la lettera aperta firmata da un collettivo di 133 autori e songwriter svedesi, pubblicata qualche giorno fa in Svezia sul magazine ‘Aftonblated’ e negli Stati Uniti da ‘Digital Music News’.
Negli ultimi mesi, il dibattito sulle royalty maturate dagli artisti attraverso i servizi di streaming si è intensificato, dopo la decisione di Taylor Swift di rimuovere il suo intero catalogo da Spotify. La Swift, che attualmente è in vetta alle classifiche di vendita, ha espresso la preoccupazione che Spotify stia svalutando la propria musica, ma la verità è che la situazione è critica soprattutto per chi ha contribuito a creare il business di Spotify: gli autori.
Daniel Ek, CEO e co-fondatore di Spotify, ha risposto alle accuse affermando che i diritti ripartiti da Spotify sono il 60 o 70 per cento di tutti i diritti guadagnati dall’industria della musica.
Uno studio condotto nel mese di novembre del 2014 negli Stati Uniti ha rivelato che solo il 3% delle royalty di Spotify tornano nelle tasche degli autori.
Nonostante ciò, il dibattito sui diritti di streaming vede come parte in causa soprattutto artisti ed etichette, mentre raramente gli autori vengono menzionati. Tuttavia, la maggior parte delle hit sono scritte da autori che non sono interpreti della propria musica ma che lavorano dietro le quinte.
Questo tipo di attività non prevede introiti attraverso tour di concerti o vendita di merchandise per compensare la perdita di reddito causata dal digitale. Il risultato inevitabile è che si finisce per segare al tronco il ramo su cui siedono artisti ed etichette, costringendo autori di professione a diventare hobbisti.
Dieci anni fa, quando il dibattito sul download era al suo apice, le case discografiche erano in ginocchio e le vendite dei CD cominciavano a precipitare. Quando Spotify ha presentato il proprio modello di business, sono stati in pochi a pensare che avrebbe funzionato. La preoccupazione era più che altro che questo modello avrebbe dato un ulteriore schiaffo alla vendita dei CD.
In tale contesto, le major hanno preso una posizione dura sulle licenze, chiedendo parte delle azioni di Spotify ed una grande fetta dei ricavi. Gli editori e STIM (n.d.r. società di collecting svedese), invece, hanno accettato i termini proposti per consentire alla tecnologia di consolidarsi e non affossare il tentativo di ridurre la pirateria.
Oggi, le conseguenze di quelle scelte sono sotto gli occhi di tutti. La rivoluzione digitale ha permesso alle etichette discografiche di ridurre drasticamente i costi di produzione e distribuzione. L’industria discografica in Svezia ha iniziato nuovamente ad espandersi, e ci sono segnali che fanno pensare che il resto d’Europa seguirà presto questo trend.
Gli autori, invece, il cui lavoro ha contribuito al successo di una piattaforma come Spotify, hanno ricevuto pochi benefici. Ora è il momento di trovare un giusto equilibrio.
Ecco perché oggi, 16 febbraio, SKAP, il consorzio degli autori svedesi, ha chiesto un incontro con i vari operatori del settore. Lo scopo di questo meeting è di capire come poter creare una distribuzione più equa dei diritti di streaming.
Il primo passo sarà la trasparenza. Spotify, così come altri servizi di streaming, ha stipulato accordi con le major, il cui contenuto è riservato, che non favoriscono la trasparenza nei negoziati. STIM è obbligata a rispettare questi accordi e non può divulgarne il contenuto agli associati. Per questo, gli autori non possono sapere quanto sono pagati per l’utilizzo delle loro canzoni.
Il secondo passo è quello di determinare una modalità di distribuzione delle royalty che permetta all’intero settore di prosperare e non favorisca esclusivamente le case discografiche ed i distributori che lavorano con la musica che noi creiamo.
Il terzo passo è quello di iniziare ad accreditare autori e produttori, molti dei quali non sono neanche menzionati su Spotify. Noi pensiamo che non sia giusto che chi ha creato una musica non venga inserito nei credits.
La Svezia ha fatto molto per lo sviluppo dei servizi digitali. E’ giusto che noi, con la nostra industria musicale relativamente piccola, indichiamo la strada per creazione di un settore più equo e giusto.
Speriamo che questo incontro apra delle porte in questa direzione.
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