Abbiamo avuto il piacere di incontrare Teo Pizzolante, in passato già collaboratore di Beatpick, che oggi sta facendo parlare molto bene dei microfoni della sua Braingasm Lab, scelti anche dai Litfiba per la registrazione del loro nuovo album.
Ciao Teo, come nasce la passione per i microfoni? Quale è stata la molla che ha dato il via a tutto? Quando hai iniziato a fare i primi esperimenti?
Ho una formazione accademica da ingegnere delle telecomunicazioni, specializzato in sound engineering, quindi ho a che fare con i microfoni da quando ho terminato gli studi universitari e ho iniziato a lavorare come tecnico del suono, sia studio che live (primo lavoro come fonico di palco per il tour di Donatella Rettore nel 2006, poi qualche anno in Auditorium Parco della Musica a Roma ed altre strutture di prestigio del panorama musicale italiano).
La molla scatta nel 2012 quando mi appassiono all’audio binaurale, una tecnica che permette la registrazione e la riproduzione di suoni in tre dimensioni, dando all’ascoltatore (in cuffia) un’esperienza di ascolto immersivo. Una sorta di realtà virtuale sonora.
Insieme ad un regista ed un sound designer ho prodotto uno spettacolo teatrale di solo audio 3D; un progetto di avanguardia, ancora unico nel suo genere in tutta Europa, andato in scena in 2 repliche sold out ai Giardini della Filarmonica di Roma nell’estate del 2013.
Il costo dei microfoni per produrre questi cortometraggi sonori risultava proibitivo per uno spettacolo autoprodotto, quindi ho iniziato a studiare e lavorare sulla realizzazione di un sistema di registrazione binaurale rispolverando i miei manuali di elettronica. Il primo microfono che ho costruito è una cosiddetta ‘Dummy Head’, una testa di manichino con 2 capsule microfoniche di altissima qualità montate all’interno di orecchie in silicone.
Che cosa fa la differenza in un microfono?
Fare la differenza nel mercato dell’audio professionale è una grossa sfida. L’obiettivo di Braingasm è concepire e realizzare microfoni da studio di alta qualità ad un prezzo accessibile, attraverso attività di progettazione e sviluppo dei circuiti elettronici, ricerca e selezione accurata dei componenti e lunghe sessioni di ascolto. La mia attività di artigiano è preceduta da un decennio di esperienza come fonico di studio e live, un bagaglio prezioso che può fare la differenza nella progettazione di un microfono, poiché mi permette di pensare al prodotto finito nell’ottica del suo utilizzatore. Conosco bene cosa un tecnico del suono apprezzerà in un microfono e concentro le risorse per potenziare questi aspetti, tralasciando le implementazioni superflue che andranno ad incidere sul costo finale del prodotto.
Quale credi che sia il fiore all’occhiello delle produzioni Braingasm Lab? Perché?
Ogni modello che costruisco è un pezzo unico, progettato e costruito sulle specifiche del cliente, quindi mi viene difficile pensare ad un microfono in particolare. Il circuito Deluxe è sicuramente un progetto ben riuscito: un amplificatore ultra lineare e silenzioso mutuato dai vecchi progetti Schoeps, di fatto una piattaforma universale, dotata di regolazioni on boari, che permette di pilotare qualsiasi trasduttore elettroacustico a condensatore (comunemente detto capsula), il componente responsabile in maggior parte del suono finale di un microfono.
A mio avviso il più bel microfono che ho costruito è un valvolare in stile Neumann U47, riconosciuto universalmente come il più bel microfono mai prodotto, un modello ormai molto raro che ho la fortuna di annoverare tra i miei microfoni personali.
Uno dei tuoi microfoni, modello custom “Deluxe 36”, in questo momento viene utilizzato da Piero Pelù per le voci del nuovo disco dei Litfiba. Lo stesso Piero Pelù su Facebook afferma “ne sto facendo grandissimo uso con gran goduria”. Come è successo? Immaginiamo sia una grande soddisfazione.
Presto racconterò sul blog del laboratorio i dettagli della collaborazione con Piero, i Litfiba e il loro sound engineer Fabrizio Simoncioni (un tecnico del suono con 54 dischi di platino all’attivo). In breve erano a Roma per registrare il nuovo album, quando il microfono personale di Piero (un Neumann U87 custom) ha smesso di funzionare. Il fonico dello studio, mio amico e collega, mi ha contattato per la riparazione. Una volta andata a buon fine ho proposto alla band di provare alcuni dei miei modelli artigianali, scatenando la curiosità di Piero e Fabrizio, che li hanno talmente apprezzati da sceglierli per registrare voce, batteria e le chitarre di Ghigo Renzulli.
E’ quasi superfluo spendere parole per descrivere la mia soddisfazione, quello che mi ha colpito veramente è la caratura umana e professionale di Pelù e Simoncioni, che dall’alto della loro lunga carriera sono ancora attratti dalla sperimentazione, curiosi ed entusiasti nell’intraprendere strade nuove e soluzioni e non convenzionali.
Qualche anno fa hai lavorato con Davide d’Atri, fondatore di Soundreef. Che idea ti sei fatto di Soundreef, l’alternativa alle vecchie società di Collecting?
Ho lavorato con Davide in qualità di music supervisor e mastering engineer per il progetto Beatpick.com, una start up che si occupava di diritto d’autore, e che ha posto le basi per la nascita di Soundreef.
Credo che fil rouge tra questi due progetti sia il concetto di ‘fair play’, un rapporto di trasparenza ed equità tra l’industria musicale e gli artisti. Davide ha sempre creduto che una relazione di questo tipo tra label / collecting society e artista fosse la chiave di volta nella gestione dell’industria musicale 2.0, e che l’impianto teorico e pratico delle strutture tradizionali non fosse più adeguato alla nuova tendenza. Soundreef ha scardinato il solito ‘tutto cambia affichè niente cambi’, attraverso innovazione e know how, offrendo un servizio moderno, equo ed efficiente per la raccolta dei proventi del diritto d’autore. Ho seguito con interesse gli sviluppi degli ultimi anni, dalla sentenza del Tribunale di Milano all’adesione di Fedez e D’Alessio, ricordando con quanta fermezza Davide fosse convinto fin dall’inizio di essere sulla strada giusta.