Con la sua testa d’orso crea musica semplice ma d’impatto, che parte dalla quotidianità delle emozioni e degli oggetti. Abbiamo avuto il piacere di entrare nel mondo di Be a Bear.
Ciao, chi è Be a Bear? Quando e come nasce il progetto?
“Be a Bear” nasce più o meno a caso, in un giorno non definito, solamente per pura espressione e condivisione. Dopo 15 anni e tanti concerti in giro per l’Italia con la ska-rock band “Le Braghe Corte” volevo tirare fuori alcune idee e divertirmi un po’! Come si fa a stare senza musica?!
Il nome “Be a Bear” è un nome totemico le cui radici s’infilano in un viaggio fatto in Canada a contatto con il popolo indiano, la tribù dei Mohawk, il clan dell’orso; un popolo che non ha mai smesso di ascoltare la propria terra e da cui ho imparato veramente tanto.
L’orso è l’animale che dovrebbe venire fuori da ognuno di noi, ognuno ha un “animale” dentro, dovremmo essere tutti più animali e meno uomini!
Come nascono i tuoi brani? Dove e quando li scrivi? Come sei arrivato a “Climb Your Time”?
Le canzoni nascono semplicemente lasciandomi trasportare da quel che mi passa in quel preciso momento, da esperienze fatte recentemente, da momenti importanti della mia vita, riflessioni dell’ultimo periodo ma anche cose di vita quotidiana. Mi piace improvvisare e lasciarmi guidare dall’istinto, dalle emozioni.
Le idee nascono suonando diversi strumenti, a volte la chitarra ma anche la tastierina giocattolo di mia figlia!
“Climb Your Time” è semplicemente l’ultimo esperimento dell’Orso, dove ho voluto mettermi alla prova, sopratutto con il cantato. Ho sempre visto questo progetto anche come una sfida con me stesso.
Progetti per il futuro?
A breve uscirà un lavoro molto interessate, non voglio svelare troppo ma si parla di diversi remix!
Musica e videoclip: i tuoi video sono stati selezionati a diversi Festival. Quanto sono importanti per te e per la connotazione del tuo stile?
Sono estremamente importanti. Quello che faccio (provo a fare eh!) è soprattutto far emozionare, riflettere, sorridere grazie alle orecchie ma anche con l’uso degli occhi. Quando butto giù le prime idee di una canzone quasi sempre lavoro contemporaneamente alle immagini, ai video. Mi viene automatico.
Quando e dove avremo il piacere di vederti live? Che cosa dobbiamo aspettarci?
Con i live ora sono un po’ in stand-by. Comunque si tratta di un live “particolare”, qualcosa di diverso, qualcosa che non ti aspetti.
Mi piace vedere la gente spiazzata, colpita e sentirmi poi dire alla fine: “lo sai che sei un pazzo!”. La parte più importante penso siano le proiezioni, video creati ad hoc (sempre con l’uso dell’iPhone!) da guardare lasciandosi trasportare dalla musica. L’idea è di portare la semplicità, la quotidianità in una situazione live. E io mi diverto un casino.
Origini: quando hai fatto i primi passi come autore/compositore? Riguardandoti indietro cosa è cambiato dagli inizi ad oggi?
A 14 anni, quando ho preso in mano la chitarra e volevo suonare solo canzoni dei Nirvana! Esauriti poi tutti i loro pezzi, già a quell’età, ho iniziato a buttare giù i primi riff di chitarra e a creare delle melodie. Ho continuato a fare più o meno così in tutti i 15 anni de “Le Braghe Corte”, l’avventura che mi ha fatto crescere a livello musicale, che mi ha formato e mi ha dato (oggi posso dirlo) il coraggio per lanciarmi in questo progetto. Un progetto solista, dove faccio tutto da solo, proprio tutto.
Oggi (mi fa ancora un po’ strano dirlo) so che posso tranquillamente scrivere una canzone, dall’inizio alla fine. Ecco, qualche anno fa questa cosa non l’avrei mai immaginata.
Scrivere musica: come funziona per te il processo compositivo? A cosa un autore non dovrebbe mai rinunciare?
Come ho detto poco sopra, mi lascio semplicemente trascinare dalle emozioni. Se non ho emozioni non scrivo. Non voglio scrivere, non mi interessa. Penso che che questa cosa si possa capire ascoltando (e guardando) i miei lavori. Credo che un autore non dovrebbe mai rinunciare ad osare, a lasciarsi andare, a fare cose che in quel momento potrebbero risultare “strane”.
Sensazione di questo momento storico: come sta cambiando la scena?
Io, come dico sempre, sono contento della scena musicale degli ultimi anni. Contento. Non contentissimo.
Lo scorso 21 ottobre è uscito l’EP “Martin Doesn’t Agree”. Che cosa rappresenta per te questo ulteriore capitolo? Cosa è cambiato rispetto alle uscite precedenti?
Sono molto contento dell’uscita dell’EP “Martin Doesn’t Agree”, come succede per ogni nuovo lavoro che pubblico. Mi emoziono sempre. La cosa particolare che mi ha colpito è vedere come possono stare così bene insieme alcune delle prime canzoni che ho scritto con la più recente Martin Doesn’t Agree. L’ep scorre via in maniera perfetta…
Grazie Be A Bear!