Area 51 Summer Festival è l’evento estivo a cura di Area 51, programma radiofonico in onda su Radio Città del Capo di Bologna e label indipendente. Soundreef è partner dell’iniziativa. Abbiamo avuto il piacere di incontrare il direttore artistico Madesi per saperne di più.
Ciao Massimo, come nasce Area51 Summer Festival? Con che idea?
Ciao! Il Festival di Area51 è nato nel 2010 con l’idea di far esibire dal vivo alcune delle band più interessanti che abbiamo ospitato nel corso degli anni all’interno della nostra trasmissione Area51, nata nel 2005 come primo spazio live alla radio per nuove realtà musicali italiane, alla ricerca di spiccate sensibilità artistiche e contenuti innovativi.
In seguito al mio trasferimento in Romagna, dal 2008 il programma va in onda su Radio Città del Capo di Bologna (Popolare Network), e come celebrare in maniera migliore la trasmissione se non organizzando un evento di fine stagione che coniugasse mare e concerti?
La riviera romagnola, nel dettaglio quella ravennate, è da molti anni attivissima in questo tipo di intrattenimento, e anche noi abbiamo deciso di dare ulteriore visibilità ai gruppi indipendenti più interessanti che ogni anno ospitiamo in trasmissione, organizzando ad hoc per loro dei concerti in alcune delle location più suggestive della zona.
Su che tipo di programmazione artistica avete puntato?
E’ sempre difficile comporre il cartellone di un festival, cercando di equilibrare le diverse proposte, specie se molto differenti tra loro. Ad Area 51 infatti non ci sono preclusioni di genere, piuttosto ci teniamo molto a mantenere una linea coerente, tenendo in disparte i facili successi (ad esempio i progetti più pop e commerciali), e cercando di dare spazio a chi ha veramente qualcosa da dire, sia dal punto di vista dei contenuti, dei testi, sia dal punto di vista musicale, della composizione e degli arrangiamenti….sembra banale, ma ahimè non lo è più da moltissimi anni.
Quest’anno le serate saranno in totale tre.
Si parte il 25 Luglio con un’eccellente anteprima in cui è la “parola” la vera protagonista; si esibiranno gli Stella Maris, capitanati da Umberto Maria Giardini, sicuramente uno degli autori più capaci e interessanti della scena musicale contemporanea (il loro album d’esordio è stato quello che più ci ha convinto nel 2017), e in apertura Carlo Martinelli, già attivo nei Luminal, una delle band punk hardcore più irriverenti degli anni 2000, che per l’occasione suonerà i brani del suo ultimo ep da solista “Caratteri Mobili”(Area51 Records), in cui si cimenta con il cantautorato in italiano in maniera assolutamente personale e originale, di altissima qualità.
Il 3 Agosto, invece, si entra nel vivo del festival: ospiteremo Andrea Chimenti che interpreterà i più grandi successi di David Bowie accompagnato da una band d’eccezione, che chiuderà il tour proprio in occasione dell’Area51 Summer Festival: è il nostro sentito omaggio al Duca Bianco, uno degli artisti più influenti del secolo scorso di cui si sente sempre più la mancanza.
Anche le altre due band che si esibiranno quella sera canteranno in lingua inglese, e sono nel dettaglio Rigolò e Capitano Merletti, uniti da un certo tipo di folk e di sound elettro-acustico, con la presenza rispettivamente del violoncello di Jenny Burnazzi e del violino di Jacopo “Dnezzar” Mazzer.
La serata del 4 Agosto, infine, vedrà protagonisti i Fluxus, storica band torinese tra le espressioni più alte dell’hardcore italiano, che ha definitivamente segnato il sound del genere tra metà anni ’90 e i primi 2000: tornati dopo 17 anni con un nuovo LP dal titolo “Non si sa dove mettersi”, lo presenteranno in esclusiva al nostro festival!
Assieme a loro i protagonisti dell’ultima release di Area51 Records, ovvero i marchigiani Lebowski usciti lo scorso autunno con il loro quarto album “Cura Violenta” e Jack Cannon, progetto solista dell’eccellente e quantomai prolifico Bruno Dorella (OvO, Ronin, Bachi da Pietra, GDG Modern trio).
Una serata finale all’insegna dei suoni più sporchi e più “heavy” per chiudere il festival con grande energia, certi che molti dei messaggi più o meno politici e più o meno espliciti delle loro canzoni riecheggeranno nelle orecchie di chi sarà presente al festival.
Che tipo di rapporto e che tipo di sinergia avete attivato con il territorio nell’organizzazione del Festival?
Quest’anno è veramente un’edizione speciale, in quanto realizzata in collaborazione con il Comune di Ravenna, nello specifico con l’Assessorato alle Politiche Giovanili, particolarmente attivo in città nell’organizzazione di eventi che abbiano come assoluta priorità contenuti culturali e sociali di spessore.
Inoltre saranno due le location coinvolte, ovvero il Peter Pan di Marina di Ravenna, uno dei più frequentati stabilimenti balneari del litorale ravennate che da anni dà molto spazio ai concerti di band in prevalenza italiane, grazie all’impagabile lavoro di Luigi Bertaccini e della trasmissione Melody Box; l’altro spazio sarà Darsena Pop Up, la più suggestiva location di Ravenna, spazio multifunzionale costruito interamente da container Iso (quelli utilizzati da navi e camion per il trasporto merci) che si affaccia sulla bellissima darsena di Ravenna, canale artificiale che unisce fisicamente e idealmente il centro della città al mare.
Criticità nell’organizzazione di un festival: quali sono gli aspetti più complicati e quali quelli che vi danno più soddisfazione nell’organizzazione dell’evento anno dopo anno?
Questa è proprio una bella domanda! Dovremmo aprire un lunghissimo capitolo su tutte le difficoltà (non soltanto burocratiche) che bisogna affrontare per organizzare degli eventi in Italia, ma preferisco risparmiarvi la lista delle lamentele e delle cose che non funzionano.
Vuoi per ottimismo, vuoi perché è sempre meglio darsi da fare che lamentarsi, abbiamo sempre cercato di realizzare iniziative cercando di focalizzarci sulla qualità della proposta e senza scopo di lucro (l’ingresso a tutte le serate e ai workshop è totalmente gratuito), impegnandoci al massimo delle nostre possibilità e cercando di sopravvivere all’elenco delle formalità da espletare.
Sicuramente una delle difficoltà maggiori è quella di organizzare tutto con un grande anticipo, cercando di non tralasciare alcun dettaglio; non sempre i nostri partner e chi sarà poi coinvolto nella realizzazione dell’evento ha le stesse nostre tempistiche, e spesso le attese si rivelano molto più lunghe del previsto.
Al contrario l’elemento che personalmente mi dà più soddisfazione (e sono sicuro sia lo stesso anche per il mio collega Simone Aiello) è quello di vedere le band che abbiamo invitato tanti anni prima calcare i palchi più importanti in Italia e all’estero, a dimostrazione del profondo lavoro di talent-scouting che ci porta a tralasciare la tendenza del momento per puntare invece alla qualità della proposta e dei contenuti, senza farci influenzare e cercando di essere “super partes” e obiettivi nel giudizio dei progetti che ospitiamo in trasmissione.
Come nasce la collaborazione con Soundreef?
Dovreste dircelo voi! Ma come vi è venuto in mente? 🙂
Sto scherzando ovviamente…
La mia simpatia nei confronti della SIAE è sempre stata pari a zero, se non un vero e proprio sentimento di disgusto nei confronti di chi dovrebbe avere tra le finalità quella di aiutare i giovani artisti, ma molto spesso “l’obolo” per il live e la poca chiarezza delle divisioni delle royalty hanno invece messo molti bastoni tra le ruote sia a chi organizza (associazioni, club etc.) sia agli stessi musicisti, che per anni sono stati costretti a sottostare ai loro metodi arcaici….per non parlare dell’incubo di tutti noi: il borderò!
Le novità introdotte dalla scomparsa (o quasi) del monopolio e dall’arrivo di Soundreef hanno sicuramente svecchiato il settore e hanno fatto bene all’ambiente musicale; come in tutti i campi è sempre meglio che ci siano dei competitor e che non sia presente un regime di monopolio, contro cui è difficile opporsi e soprattutto a rimetterci sono quasi sempre i meno noti, la band undergound e indipendenti, i “pesci piccoli”…che al contrario sono, per quanto ci riguarda, il nostro pane quotidiano!
Ho avuto il piacere di conoscere una significativa compagine di Soundreef personalmente, in occasione del Tutto Molto Bello, torneo delle etichette indipendenti con cui collaboro da alcuni anni, e c’è stato subito feeling: parliamo lo stesso linguaggio, ci interessa l’innovazione e soprattutto diamo grande importanza a chi apparentemente può sembrare meno importante, trattando in maniera equa artisti più o meno affermati.