Ha già collaborato con Riccardo Sinigallia, Francesco Motta e Micah P. Hinson, tra i tanti. Oggi Andrea Ruggiero ci racconta del suo primo disco solista per violino solo, appena uscito. Ecco l’intervista.
Ciao Andrea! Partiamo dall’inizio. Da dove vieni? Quando è iniziata la tua passione per la musica?
Vengo da Priverno, un piccolo paese di origini medievali in provincia di Latina. Ho sempre avuto un occhio di riguardo per la musica, ma la passione vera, quella che ti tiene inchiodato per ore al giorno sullo strumento è esplosa a 14 anni quando frequentavo il terzo anno di violino in Conservatorio.
Molta gente crede che la musica strumentale sia da utilizzare solo come colonna sonora. È difficile essere capiti creando musica senza testo?
Credo che la musica strumentale, ad eccezione di qualche raro esempio, sia ancora molto sottovalutata proprio per la mancanza, al suo interno, di una componente strutturale fondamentale come quella narrativa. Io invece ritengo che questa mancanza sia la chiave di volta per un compositore che abbia voglia di esprimere concetti molto profondi. La capacità di comprensione spetta a noi, alla nostra sensibilità nonché alla nostra abitudine di codificare i suoni per poi tradurli in tanti significati.
Kruscev: un tuo progetto strumentale unito al moderno di qualche anno fa. Parlacene un po’.
Kruscev è un power trio di musica psichedelica formato da un violino elettrificato, una chitarra elettrica e una batteria. In cantiere ci sarebbe anche un disco, in parte già registrato, ma che stenta a uscire.
Dopo anni al fianco di artisti come Motta, Riccardo Sinigallia e Micah P. Hinson, ecco finalmente il tuo primo album solista. Cosa provi?
Provo un senso di appagamento e, allo stesso tempo, di grande responsabilità. Far uscire un disco comporta la condivisione di un aspetto molto intimo della nostra emotività. Nel mio caso posso ritenermi soddisfatto perché chi ha ascoltato attentamente questo disco ha recepito esattamente quello che volevo trasmettere, cogliendo nuove sfumature e piccole sottigliezze che erano sfuggite anche al sottoscritto. E questo è l’aspetto un po’ magico e divertente del produrre un disco: sei sicuro di aver detto tutto fin quando non arriva qualcuno ad aggiungere un colore e un significato completamente inediti alla tua opera.
“Casilino Moonlight Orchestra” verrà pubblicato con la label Oltre le Mura Records. Spiegaci il titolo dell’album. Quanto è importante il riferimento al vostro quartiere?
Questo è un album che ho registrato di getto e ultimato in un paio di notti. Tutto il lavoro è stato svolto e “orchestrato” in una camera di un appartamento nel cuore di Tor Pignattara. Per via del caldo ero costretto a registrare con le finestre aperte. Il risultato è stato un mix di melodie e di rumori ambientali che rappresentano fedelmente il suono del quartiere in cui vivo. E quindi c’è un po’ di tutto: macchine, ambulanze, bangla che urlano al telefono in piena notte, aeroplani e, infine, il trenino, un simbolo più che un mezzo pubblico e ormai segno di appartenenza del quartiere Casilino. Il titolo è stato pensato in funzione di tutti questi elementi che sono rappresentativi della modalità compositiva e del contesto ambientale in cui è stato prodotto il disco.
Cosa ne pensi del cambiamento che ha subito la musica italiana, a partire dall’indie fino alla trap? Credi sia solo un fenomeno, o pensi che la musica italiana si sia ormai evoluto per sempre?
Non credo nelle evoluzioni irreversibili e penso che la Trap e l’Indie siano dei fenomeni di passaggio che fra 10 anni muteranno e verranno etichettati in un altro modo . O forse, semplicemente, non esisteranno neanche più. Non so se possiamo parlare effettivamente di “cambiamento”, quello che a tutti appare chiaro, almeno per quanto riguarda l’indie è l’abbassamento della qualità durante la lavorazione di un disco. La maggior parte dei cantautori o delle band che fanno capo a questo genere non hanno una progettualità artistica concreta ed originale, ricorrendo così alla retorica delle canzoncine da spiaggia. Il risultato è un allineamento a un minimalismo totalmente privo di contenuti e un appiattimento artistico senza precedenti.
Cerchi mai ispirazione da altri generi, magari molto lontani dal tuo?
Assolutamente sì. Studio musica antica da due anni e questo nuovo percorso universitario mi ha indotto a ricercare delle soluzioni all’interno del repertorio rinascimentale. Gran parte di queste “soluzioni” sono state inserite nei brani che compongono “Casilino Moonlight Orchestra”.
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