Achille Lauro è uno dei nomi più chiacchierati tra gli artisti presenti al Festival di Sanremo. La sua “Rolls Royce” ha sorpreso i giornalisti che hanno partecipato ai pre-ascolti dei brani in gara. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo poco prima della partenza per Sanremo per una chiacchierata.
Ciao Lauro! Che effetto ti fa calcare un palco nazional-popolare come Sanremo? Per te che vieni dall’Underground, da una realtà periferica, com’è andare a finire su un palco come Sanremo? Immagino che all’inizio del tuo percorso lo vedessi un po’ come un qualcosa di estraneo…
Certo, allora lo vedevo come un qualcosa di estraneo ma più che altro vedevo come corpo estraneo la musica fatta con leggi di mercato cioè il pop senza amore… le canzoni d’amore che non amano. Sanremo lo vedo sicuramente come uno dei palchi più importanti d’Italia, senz’altro più famosi, più chic… quando ho fatto le prove è stato un sogno. E’ però vero che molte canzoni che sono passate per Sanremo sono canzoni pop standard classiche italiane: quel mondo è più che altro un po’ distante da me.
Quindi sei contento comunque di poter andare a Sanremo con un brano da cui di senti rappresentato al 100%?
Mega! Sono contentissimo… Sono andato apposta.
Il pezzo lo avevo da un anno e mezzo… da prima dell’uscita di POUR L’AMOUR.
E ho detto ‘lo voglio tenere’. Avevo varie cose su questo tiro e ho detto ‘non voglio contaminare l’album POUR L’AMOUR che non c’entra un cazzo con ‘sta roba, voglio che abbia un filone suo… a se’ e vorrei una vetrina super per presentarlo’. Mi hanno detto ‘Sanremo’ e ho detto ‘cazzarola’… ho il gatto e ho il sacco. Capito?
Con che spirito stai partecipando al Festival? Nel senso… che tipo di Lauro vedremo noi che ti abbiamo già visto in altri concerti o in altri contesti?
Secondo me non tanto distante, alla fine nei nostri concerti ci sono vari momenti: c’è sia il pezzo tra virgolette Trap, sia il momento più punk o il momento più pop.
Anche i miei dischi spaziavano da un genere all’altro. In ‘Pour l’Amour’ c’è Penelope per esempio che non c’entra un cazzo con tutto il resto del disco, o Angelo Blu. Nel disco prima c’era La Bella e La Bestia, che è un pezzo pianoforte e voce. La verità è che alla fine, io, sono andato da una parte all’altra mantenendo la mia anima. Quindi sono contentissimo perché il pezzo per me, per quanto sia controverso, è super “Sanremese”.
Ho letto che molti giornalisti che hanno partecipato ai pre-ascolti sono rimasti spiazzati dal brano, da un punto di vista dei riferimenti e sembra che sia piaciuto molto. Ho visto che in molti lo hanno inserito nella top 3 dei brani. Che effetto ti fa?
Eh… un bel effetto… strano. Non me lo aspettavo sicuramente. Io ti dico: Me lo sentivo. Ho detto “a Sanremo vado con Rolls Royce perché è perfetto” anche avendo altri brani cosi. Mi sentivo fosse un pezzo figo per un teatro così. Non mi interessa la gara, non mi interessavano i giudizi. Mi interessava portare una roba diversa. Io sono uno che ha sempre messo il piede dove altra gente non avrebbe messo. E non avrei mai fatto un pezzo rap a Sanremo. Non lo avrei mai fatto. Mai. Ne Trap. Perché io in quella roba non ho bisogno di un palco così. Questa è una figata, è un palco nuovo, un pubblico nuovo. Anche perché penso che la nostra musica – e parlo al plurale perché siamo un team – non sia solo per i ragazzini e basta. Aldilà che adesso ci ascoltano magari ci ascoltano anche i 25enni 30enni, quindi dai 10 ai 30 mi ascoltano, secondo me abbiamo della roba che è più figa e più ampia… Posso arrivare a più persone.
Non è una domanda che ho scritto, me l’ha fatta venire tu in mente adesso. Non pensi che il fatto di andare a Sanremo, con un pubblico così generalista, che magari conosce la musica Trap, in modo, diciamo, un po’…
Che non la conosce (ndr ride)…
Esatto, non la conosce, però ha un’idea, spesso non positiva. Credi che questo possa fare in modo che tu sia troppo ricondotto a quel mondo lì?
Sinceramente…. questo è un dramma. Io sono sempre ricondotto a quel mondo li. A me non piace perché io ho fatto tutto. Capito? Ho fatto anche la Trap, giustamente, nel momento in cui mi piaceva e mi andava di fare quella roba l’ho fatta. In modo egregio. E comunque la Trap che cos’è? Era l’evoluzione del rap. Di quello che facevamo noi, quindi non mi sono allontanato da quello che facevo. Invece adesso, vado a Sanremo proprio per non far dire questa cosa. Per far dire “minchia questo musicista rompe il culo”. Sennò sembri un ragazzino… stanno uscendo tanti articoli che mi descrivono come “il trapper”, invece sbagliano.
Chiaro. Anche perché è un luogo comune. Molto spesso parla chi non conosce neppure i brani…
Sì, è un mega luogo comune a caso. Non sanno neanche di che parlano. Non sanno neanche che cos’è la Trap, che è semplicemente un’evoluzione del rap, con basi diverse.
Sanremo arriva alla fine di un anno incredibile per te: prima l’album, poi un libro, un documentario, tour
Tour infinito che per fortuna è finito… (nd ride)
Se dovessi riassumere quest’anno a livello sia emotivo che di momenti più importanti che cosa mi diresti?
Ti posso dire che quest’anno ho perso 2.000 ore di sonno, contate. Ho dormito 3 ore a notte. 4 ore massimo. Io adesso ho 28 anni. È stato assurdo come sono arrivato ai 27 dove ho sempre pensato di lasciarci le penne, a 28 invece abbiamo svoltato di brutto (ndr… ride). Quindi diciamo che è stato un po’ “morte e resurrezione”.
Questo non so se posso dirlo… Mi dicono che c’è la possibilità che il 22 marzo esca il tuo nuovo album.
Tutti mi dicono “il 22 marzo ,il 22marzo”… io dico “rega, esce quando è pronto. Non mi mettete fretta”. Quando è pronto esce. A me non interessa seguire le leggi di mercato; di andare a Sanremo e dover prendere l’ondata sanremese. Non me ne frega un cazzo. Io il mio pubblico ce l’ho.
Che album sarà questo album nuovo?
Questo spero abbia tanti brani. Avrò 200 pezzi scritti, 50 registrati. Quindi dovrò solamente dire “questo si questo” e finirli bene. Questo album avrà, diciamo, il tiro del pezzo di Sanremo. Quindi più suonato, a tratti punk. Si troverà un po’ di tutto come tutti i miei album. Anche una zona comfort per tutti i miei fan.
Per i tuoi fan vecchio scuola diciamo.
Adesso la vecchia scuola sono quelli della Trap, capito? (ndr ride)
Ho sentito dire che avrai sempre più partecipazione in TV.
Si vocifera, sì.
Si vocifera ma è una cosa che ti interessa?
Mi interessa di brutto. Quando sono andato a X Factor sono uscito da li e ho detto “Minchia io voglio fare il giudice di X Factor”: mi diverto troppo. È il mio lavoro comunque, perché io faccio anche il manager di pischelli, ho una società dove lavoro coni ragazzi, BOSS DOMS lo abbiamo fatto svoltare noi, Quentin 40 lo abbiamo lanciato noi con l’operazione Thoiry. Abbiamo dei ragazzini che appunto già fanno dei bei numeri su Spotify, su YouTube. Quindi, essere giudici a X Factor è un po’ quella roba la, no? Solo che è dal vivo. Poi tutto l’anno sono andato in giro; lo stress, la pressione del tour, riempire i locali… è un campionato essere musicista in prima persona. Sei la Juventus, e devi avere dei risultati. Invece il giudice di X Factor stai dall’altra parta e dici “Tu si e tu no” (ndr ride). Cioè io poi sinceramente, a tutti i pischelli che segui, penso di dargli consigli da paura. Anche per l’album “no face” che è il primo dell’etichetta che abbiamo fatto, non è che abbiamo preso i singoli così. Abbiamo affittato una scuola di musica, 10 giorni, abbiamo fatto venire tutti i pischelli in Hotel, pagando, e abbiamo fatto il disco tutti insieme; consigliandoli, sistemando i brani, la struttura, spiegandoli come un brano può essere più funzionale.
Da produttore vero e proprio diciamo.
Sì. Ma anche da direttore artistico. Mettendo a disposizione la mia squadra di produttori che ho costruito negli anni, il mio team di beatmaker e videomaker. Tutto quello che ho costruito io, lo utilizzo.
E cosa cerchi in loro, quando li vedi dall’inizio? Che cosa ti colpisce?
L’originalità. Se io vedo uno che fa una roba che non ha mai fatto nessuno, lo chiamo. Poi in un momento così, in cui la Trap ha distrutto la musica, e tuti fanno la stessa cosa, l’unica cosa che uno può vedere è l’originalità nei pischelli.
Ultima domanda. Ma te la chiedo senza marchetta: perché Soundreef?
Senza marchette, ti dico la verità. Al di là che io sono contro il monopolio di tutto… sono contento di poter far parte di una roba giovane, nuova, che tutela gli artisti, e che ha dei rendiconti trasparenti. Non che SIAE non li abbia, ma è comunque un organo statale. Voglio provare a far parte di una nuova cosa.
Grazie mille Lauro e in bocca al lupo!
Facciamo il tifo per te.