Abbiamo avuto modo di scambiare qualche battuta con gli “A Free Mama”, band che per prima ha tenuto un concerto con licenza Soundreef a Firenze.
1) Iniziamo con il parlare di “A Free Mama”. Come è iniziato il progetto?
Il progetto nasce nell’Aprile 2011 con l’intento di creare musica inedita con influenze principalmente date dalla musica afroamericana come il Funk, vero punto d’incontro tra gli ascolti e il background che ognuno di noi aveva.
Sicuramente un disco che ci ha influenzato tantissimo e ci ha dato molti spunti da cui è partire è stato “Blast Culture” (1991) degli F.F.F, storico gruppo francese.
Ovviamente poi dalle prime idee, il sound si è pian piano evoluto (e per fortuna si tratta di un processo di evoluzione che dura tutt’ora) rendendosi più raffinato, più intelligente, ma senza perdere di vista il “funky groove”!
Dopo 8 mesi passati in chiusi in sala prove, abbiamo fatto uscire un primo EP di 3 brani e da lì ad un anno siamo passati da infiniti concerti, contest vinti: uno in particolare ci ha permesso di intraprendere un tour di 12 date l’hanno successivo, tra aprile e maggio 2013, non prima di aver autoprodotto e pubblicato con licenza Creative Commons il nostro primo album (omonimo, potete trovarlo qui). Ci teniamo a dire che per quanto riguarda il nostro primo lavoro, abbiamo utilizzato i servizi di Patamu, per quanto riguarda la marcatura temporale, e ovviamente Soundreef, al quale abbiamo affidato la gestione dei nostri diritti.
2) Cosa significa per voi fare musica? Che progetti avete per il futuro?
La musica è la nostra passione, con la quale vorremmo riuscire a farne anche un lavoro.
Tutti noi studiamo musica a tempo pieno (conservatori, accademie, privati) e di musica viviamo, insegnando, collaborando singolarmente con altri progetti…insomma ci diamo da fare.
Fare musica inedita in Italia, cantata in inglese, in un genere che ha come attitudine primaria il Funk ma che strizza l’occhio al Jazz, al Rock, all’Hip Hop, al R&B e alla musica elettronica, potrebbe sembrare un azzardo, ma come ci piace curare le nostre idee, al dettaglio, cercando sempre una scelta non banale…insomma, quando poi vedi che il duro lavoro viene percepito ed apprezzato dal pubblico, si tratta di una grandissima soddisfazione personale e di gruppo.
Nell’immediato futuro ci aspettano la registrazione del prossimo album (magari trovando una produzione a cui l’idea possa piacere, ma non si tratta certo di qualcosa che possa precludere il nostro itinere): siamo molto contenti delle nuove cose…contenti e fiduciosi di poter riuscire a fare un buon lavoro e portarlo fuori, all’attenzione di pubblico e critica, attraverso una buona promozione attraverso sito web ufficiale, videoclips, distribuzioni, .
Quel che ci auguriamo è di andare avanti così…anzi, meglio di così!
3) Come vi siete trovati con il servizio di raccolta royalties sull’esecuzione dal vivo dei vostri brani offerto da “Soundreef Live!”?
Appena abbiamo saputo della cosa ci siamo fiondati a cercar di capire meglio di cosa si trattasse e come funzionasse: l’idea è una rivoluzione! Prima di allora, non essendo iscritti SIAE, non avevamo mai incassato un centesimo dai diritti dei nostri live, nei quali ovviamente eseguiamo brani di nostra composizione.
Non si parla, per adesso, di cifre milionarie (non che con SIAE sarebbe stato diverso…anzi!), ma sicuramente è un ottimo inizio!
4) Quali sono stati gli elementi innovativi che vi hanno sorpreso di più?
Ci teniamo a dire che non solo per il servizio “Soundreef Live” ma per tutto ciò che Soundreef offre, ciò che fa la differenza è la trasparenza, la chiarezza, la disponibilità nell’informare l’utente: sapere cosa succede, dove, quando, come e perché, è assolutamente determinante nell’efficacia, nella resa del tuo lavoro.
5) Che grado di difficoltà di utilizzo avete trovato?
L’unico problema che abbiamo riscontrato era di carattere tecnico, a livello informatico: non c’è ancora un modo (o per lo meno non c’era!) per registrare dei brani, destinati al servizio “Soundreef Live”, che fossero già stati registrati per il servizio Background Music e per i quali tu avessi già incassato i tuoi diritti.
Si trattava di un mero problema tecnico perché il computer non riconosceva che ci fossero due brani con lo stesso per nome, nonostante si trattasse di due servizio diversi. In ogni caso è bastato mandare qualche mail, qualche telefonata con lo staff di Soundreef (Lucian, nel nostro caso, che è un grande!) e abbiamo risolto il problema con l’aggiunta, accanto al nome del brano da registrarsi per il Live, della dicitura “nome del brano – Live”.
6) Come hanno reagito gli organizzatori dei locali in cui avete suonato? Che tipo di locali erano?
In generale, ancora purtroppo, c’è moltissima diffidenza e poca propensione al tentare un percorso nuovo.
Le novità, scombussolando quel che è sempre stato, creano disagio e timore, ma non saremo certo noi a biasimare i gestori dei locali! Generalmente un organizzatori di eventi è una persona che ha mille cose a cui pensare, tante persone da pagare, tante regole da seguire e se qualcosa potrebbe causargli grane, subito non sono entusiasti della cosa. Purtroppo si tratta anche di scarsa informazione e sensibilizzazione della faccenda: spesso i gruppi stessi non sanno come compilare un borderò SIAE, figuriamoci se un gestore si prende la briga di sua spontanea volontà di sbattersi a capire come potrebbe cambiare le cose! Sicuramente gli artisti dovrebbe essere più preparati in materia, sapere cosa Soundreef è in grado di offrire, da come funziona il servizio Live al caso in cui arrivasse l’ispettore della SIAE a batter cassa, ma si dovrebbe anche trovare il modo di sensibilizzare i gestori dei locali dove vengono offerti grandi eventi o posti più ristretti e “intimi”…questi sono le due tipologie di posti (oltre a qualche festival di cui due all’estero ai quali abbiamo partecipato) dove fino ad adesso ci siamo esibiti.
In definitiva, sta all’artista informarsi e informare parlando delle cose a ragion veduta col gestore; sta agli artisti, a Soundreef e sicuramente a qualcun altro informare, spargere il verbo che l’alternativa c’è, funziona e senza rischio.
7) In quanto tempo avete avuto modo di verificare i proventi e di incassarli?
Come è ben spiegato sul sito, dopo 7 giorni Soundreef mette online l’avviso che l’importo dovuto è stato registrato e che entro 90 giorni verrà accreditato. E così è! Il fatto è che dal nostro primo concerto con Soundreef Live ad oggi sono passati solo 14 giorni! Aspettiamo fiduciosi!
8) Se è cambiato, come è cambiato il vostro modo di rapportarvi con il diritto d’autore?
Si può tranquillamente dire che, nel nostro caso, il rapportarsi col diritto d’autore è cominciato con Soundreef per cui non abbiamo idea di come sarebbe stato con SIAE, se non per vie traverse, indirettamente, da racconti di amici, colleghi, addetti ai lavori. Sicuramente il fatto che adesso si riesca a guadagnare anche dai concerti, con i diritti dei nostri brani, del nostro lavoro, è assolutamente fantastico!
E’ necessario precisare che nessuno ci ha detto che esisteva un’alternativa: siamo stati noi, armati di pazienza e volontà (e un pizzico di desiderio di ribellione), a studiare dapprima cosa effettivamente avrebbe fatto SIAE per noi e la nostra realtà, e successivamente (rendendoci conto che il gioco, non solo non valeva la candela, ma non aveva proprio senso d’esistere: l’unica cosa per cui non puoi fare a meno della SIAE sono i bollini…e comunque è meglio per le tue tasche che tu non sia iscritto!) a guardarsi intorno per capire come poter licenziare il prodotto, da qui Creative Commons e il copyleft, come proteggerlo, da qui Patamu, e come sfruttarlo al meglio nella maniera più intelligente e corretta possibile: Soundreef!